Il grido d’allarme di Centergross: “Il fallimento della maggior parte delle nostre aziende è alle porte. Abbiamo bisogno dello Stato”

Centergross, alla sua terza settimana di chiusura forzata dall’esplosione dell’emergenza Coronavirus – a seguito dei due Dpcm dell’11 e del 22 marzo che hanno imposto rispettivamente la chiusura dei negozi e lo stop alle attività produttive – ha lanciato un forte grido dall’allarme al Governo.
Lo ha fatto in rappresentanza delle oltre 400 aziende fashion – tra aziende molto strutturate e di grandi dimensioni ma anche piccole e medie – che compongono il più grande distretto della moda in Europa, una realtà da oltre 5 miliardi di euro di fatturato aggregato annuo e 6.000 lavoratori e lo fa chiedendo allo Stato di dare risposte e dettare una linea chiara per scongiurare il fallimento alle porte di tante delle imprese.
Diversi imprenditori del distretto, tra i quali figurano marchi importanti come Imperial, Rinascimento, Gruppo Kaos, Kontatto, Vicolo, Souvenir, Susy Mix, Successori Bernagozzi, Tiemme Export e Ovyè hanno lanciato proposte concrete, chiedendo tra le altre cose, liquidità immediata e proroghe su pagamenti e tasse da versare.
«Il nostro Centro ha garantito prosperità alle aziende e al territorio – ha dichiarato Piero Scandellari, presidente di Centergross –, è stato un forte richiamo per i buyers internazionali, ha raggiunto un volume di affari imponente e assicurato lavoro direttamente a oltre 6000 persone, ad altrettante in modo indiretto. Ora questa eccellenza del Made in Italy rischia di crollare e dobbiamo fare tutto il possibile per salvarla: chiediamo quindi al Governo di fornirci gli strumenti necessari per contrastare una crisi che rischia di raggiungere dimensioni irreparabili».